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- Domande & Risposte "2" -

     - Con quali cose potenzialmente pericolose devo evitare che il mio bambino possa giocare?

     Tenete il Vostro bambino lontano da tutto ciò che possa costituire un pericolo di tipo chimico, come tutti i prodoti per la pulizia della casa (alcuni -come ammoniaca, camdeggina, detersivi per lavastoviglie- sono potenzialmente molto pericolosi, perchè possono provocare gravi ustioni alle mucose della bocca e dell'esofago: tenete i prodotti commerciali che ne contengano in posti a loro del tutto inaccessibili. Mediamente pericolosi sono i detersivi per i piatti, pochissimo o per nulla i saponi per l'igiene personale e i dentifrici (attenti, però, a non cercare di far vomitare il bambino se ne avesse bevuto un sorso: sono schiumogeni, e possono provocare fenomeni di soffocamento per inondazione delle vie aeree con le bolle che generano durante gli scuotimenti e il vomito). Per ciò che concerne gli oggetti solidi, è da considerarsi pericolosa qualunque cosa che possano mettere e contenere in bocca (tappi di penne, anelli, perline, graffette, confetti, ma, sopratutto, noccioline): pensate sempre ad un fatto del genere quando vostro figlio dovesse presentare improvvisa difficoltà respiratoria in pieno benessere, o tosse incoercibile, improvvisa e inspiegabile (e rammentatene Voi stessi la possibilità al Vostro Pediatra, se lui non ci abbia pensato). In linea generale vorrei raccomandare a tutti Voi genitori, con discreta approssimazione e con esempio concreto da tutti comprensibile, di evitare assolutamente che i Vostri bimbi possano baloccarsi con oggetti (o giocattoli smontabili in componenti più piccole) che, singolarmente presi, possano passare agevolmente attraverso il tubo di cartone di un rotolo di carta igienica: la dimensione minima di ogni cosa che possano maneggiare senza ragionevole pericolo sarà quella delle cose che in quel tubo non ci passano (e questo DEVE essere valido sino ai 3 anni di età). Mai, mai, mai consentite loro di maneggiare caramelline o noccioline, neanche sotto la Vostra stretta sorveglianza. E, di fronte ad una violenta tosse, improvvisa e inspiegabile -specie se accompagnata da contestuale difficoltà respiratoria-, pensate sempre alla possibile avvenuta inalazione in laringe di un piccolo corpo estraneo, e della cosa tenete a parte il Vostro pediatra o il medico di Pronto Soccorso (il pensarci qualche minuto prima o dopo può fare la differenza tra la vita e la morte!!!). Se ne avrà tempo e modo, il Vostro pediatra cercherà di organizzare una piccola seduta didattica in cui darà lezione ai genitori interessati sulle tecniche di primo soccorso utili a cercare di fare espellere, nell'attesa dell'arrivo di eventuali soccorsi, il corpo estraneo eventualmente sospettato di essere stato inalato.

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     - La pelle sotto il pannetto nel mio piccolino si arrossa ed infiamma sempre: che devo fare?

     La sua è una pelle che ha gli stessi problemi di quella di tante nonne col seno abbondante, a cui si infiamma nella piega sotto-mammaria: le manca l'aria, e quindi non riesce a seccarsi a dovere, e perciò, sempre umida di sudore, secrezioni, urina, si infiamma e si infetta facilmente: quando avrete tolto il pannetto il tutto si risolverà da sè. Per intanto, curate scrupolosamente l'igiene della cute, utilizzate un detergente antisettico con della clorexidina per i lavaggi -che devono essere frequenti-, cambiate spessissimo il pannetto, non lasciandogli il tempo di rimanere bagnato sulla pelle, utilizzate un antimicotico topico se il pediatra lo riterrà opportuno -quando dovesse apprezzare sovrainfezioni da candida albicans-, fermenti lattici a gogò, e, in casi particolari, anche un antimicotico topico da prendere per bocca (uno dei tanti gel orali a base di miconazolo, per esempio). Se possibile, lasciate il pannetto aperto, durante il sonno, per dare possibilià all'aria, circolando liberamente, di asciugare un po' la sua pelle sottile e delicata.

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     - Posso tenere animali in casa, con un bimbo piccolo? E con quali eventuali precauzioni?

     La risposta non può che essere "dipende". Sorvolando sulle valutazioni in merito alla potenziale "pericolosità" da aggressività diretta dei singoli animali domestici (è questione che non può essere trattata in questa sede, ma è intuitivo che un grosso cane -meglio evitare, se possibile, razze selezionate per la loro aggressività- va tenuto maggiormente d'occhio rispetto ad un coniglietto, e altrettanto intuitivo è che un bimbo piccolo non dovrebbe mai essere lasciato senza sorveglianza con un animale -anche soltanto- potenzialmente pericoloso; inoltre, non consentitegli MAI di avvicinarsi per strada, o in campagna, ad animali che non conosciate personalmente, e dei cui comportamenti e reazioni non siate, quindi, già sicuri), per il resto si tratterà di valutare rischio igienico e rischio allergologico. Al primo si ovvia, com'è intuibile, curando attentamente la pulizia dell'animale e degli ambienti in cui soggiorna, facendo seguire la bestiolina da un veterinario competente (ponete attenzione alla utilità di periodiche sverminazioni e terapie antiparassitarie), sottoponendolo alle opportune vaccinazioni, che il veterinario stesso Vi consiglierà (con i necessari richiami successivi). Attenzione ai gatti: possono essere fonte di contagio per micosi cutanee, anche senza avere su di sè segni apprezabili di infezioni fungine (chiazze di aspetto simil-micotico sulla pelle di un bambino -soggetto per sua natura fortemente predisposto ad infezioni di tal genere- convivente con un gatto, anche apparentemente sano, devono sempre mettere in sospetto). Per il rischio allergologico ci sarebbe moltissimo da dire. In linea di massima, un bimbo (familiarmente predisposto, in genere) che nasca e cresca sin dall'inizio in una casa in cui presenzi da tempo un animale correrà meno rischi (sembra paradossale, ma è così) di sviluppare una qualche allergia agli epiteli di quello stesso animale rispetto ad un altro che si veda arrivare in casa un animale quando si è già fatto un po' grandetto. Ancora di più "rischia" un piccolo bimbo che si trasferisca a vivere in una casa in cui abbia soggiornato, sino a poco tempo prima, un animale domestico: la presenza di allergeni ambientali a basso titolo sembra, infatti, favorire l'acquisizione di sensibilizzazione allergica verso di essi. Il gatto, da questo punto di vista, è l'animale più "pericoloso" che esista: gli allergeni presenti nel suo pelo e nella sua saliva sono tra i più fortemente sensibilizzanti (a parte alcune particolarissime razze pure, come il gatto siberiano, e, in parte, l'abissino), e tra i più persistenti nell'ambiente domestico in cui abbia soggiornato (se ne trovano apprezabili tracce nella polvere domestica, sulle tappezzerie, sul legno dei mobili, sull'intonaco delle pareti, anche per 6 mesi dopo il suo allontanamento). Si tenga conto che l'allergia al gatto, quando c'è, è talmente violenta da potere risvegliarsi anche in ambienti in cui il gatto non c'è mai stato: esempio classico è quello rappresentato dal bambino che, a scuola, entrando in aula presenti crisi bronco-ostruttive da reattività a pelo e saliva del gatto. Come mai? La spiegazione, in tali casi, è piuttosto semplice, ed è legata alla persistenza sui vestiti di uno o più alunni (e/o dell'insegnante) di tracce di epitelio di gatto con loro convivente: l'unica soluzione possibile, in tali -per fortuna rari- casi è quella che i soggetti con il gatto in casa si cambino i vestiti, con altri puliti e "sterili", prima di entrare in classe. Meno frequentemente, si può essere allergici al pelo di cane, e, meno ancora, a quello di coniglio, di cavia, di ratto (sia detto per inciso, il ratto domestico è il roditore in assoluto più adatto ad essere addomesticato), di cavallo, etc. Attenzione agli acquari in casa, quando vi abiti un bimbo allergico a qualche muffa: gli acquari infatti, generando umidità ambientale, provocano inevitabilmente la proliferazione di muffe all'interno delle abitazioni, e queste possono scatenare reazioni anche importanti nel soggetto sensibile (e. comunque, rischiano di mantenerlo in uno stato permanente di flogosi respiratoria latente, rendendogli più facile l'eventuale contagio da parte di virus respiratori). Infine, si tenga conto che le piume degli uccelli domestici possono facilitare l'insorgenza di allergia alle uova; d'altra parte, i bimbi già allergici alle uova possono manifestare problemi respiratori quando vivano in ambienti in cui siano presenti piume d'uccello (canarini, pappagalli, merli, etc.). Pertanto, non dovreste mai tenere uccellini in casa, quando foste i genitori di un bimbo allergico alle uova. In ultimo, una forte raccomandazione di ordine igienico, da parte di uno che con gli animali i più vari ci convive felicemente da sempre (non smettendo mai di curare, in maniera maniacale -visto il delicato "materiale umano" che poi è oggetto del proprio lavoro- la pulizia delle sue mani): gli animali sono "animali", appunto, e tali vanno lasciati essere trattandoli di conseguenza, nei loro comportamenti e... a tavola. Tendiamo in generale ad umanizzarli troppo, e a consentire loro di fare cose che non dovrebbero, come il mangiare insieme con noi (rammentate che per la gran maggioranza degli animali usare la bocca è come per noi utilizare le mani: conoscono il mondo così, "assaggiando" qualunque cosa trovino per terra davanti a loro, come fanno i bimbi piccoli). Atteggiamenti del genere, da parte nostra, sono completamente sbagliati e possono, di più, rivelarsi dannosi. Le infezioni da salmonelle minori non sono eccezionali nei bimbi conviventi con rettili domestici (tartarughe terrestri e acquatiche, in particolare: ci contagiamo sporcandoci le mani con le loro feci, e non lavandole prima di portarle alla nostra bocca); le infezioni da Helycobacter Pylori sono significativamente più frequenti nelle case in cui si consenta a roditori domestici (di qualunque specie) di mangiare pezzettini di cibo direttamente dalle mani del proprietario, il quale si cibi contemporaneamente delle stesse cose che passa al suo animaletto (i batteri possono passare dai dentini del roditore alle dita del detentore, e da queste alla sua stessa bocca, e poi più giù!!!). Per non parlare di quegli imbecilli che vanno pure oltre, afferrando con i denti un pezzo di cibo che consentono al loro animale di mangiare dall'altra parte, di fronte a loro... In campagna dalla nonna, attenti a quando consentite ai Vostri figli di raccogliere l'uovo fresco appena deposto dalla gallina campagnola: attività bellissima (che facevo io stesso da piccolo, tutti i giorni nel pollaio della mia nonna Caterina), ma che va SEMPRE seguita da un bel lavaggio delle mani (anche qui, salmonelle minori in agguato). Ancora gatti: il problema Toxoplasma riguarda la donna gravida, piuttosto che il piccolo bambino. Ma la donna gravida è spesso già mamma di un piccolo bambino, e le sue precauzioni riguardo il Toxoplasma Gondii (non curare personalmente la pulizia domestica del propro gatto e tenersi lontana dalla sua lettiera -o, in extrema ratio, allontanare temporaneamente l'animale dalla propria abitazione-, non mangiare verdure crude, nè carni crude o poco cotte, nè insaccati che non siano stati abbondantemente stagionati, lavarsi accuratamente le mani dopo avere lavorato in giardino e/o maneggiato terra e terriccio, etc. etc.) coinvolgeranno necessariamente l'altro figliolo già eventualmente aggirantesi per casa. E poi ancora e ancora gatti (ma non solo, essendo potenzialmente coinvolti nella faccenda anche cagnolini e piccoli roditori): la Linforeticulosi Benigna, o "Malattia da Graffio di Gatto". E' una patologia infettiva, causata da Bartonella Henselae, commensale spesso asintomatico albergante su unghie e dentini di gatti (l'ospitante di gran lunga preminente, specie se giovane), di cagnolini, di roditori: si può contrarre quando la cute del bambino (o anche dell'adulto, anche se è meno facile) venga graffiata dalle unghie o dai denti dell'animale, quando questi ne abbiano causato una soluzione di continuo degli strati superficiali. Segnalate al pediatra di ospitare un animale in casa, qualora Vostro figlio dovesse presentare febbre prolungata senza plausibile spiegazione, insieme con una anomala infiammazione dei vasi linfatici di un arto e delle linfoghiandole drenanti che si trovano alla radice dello stesso (linfoadenite consensuale), specie quando sospettiate che il piccolo, giocando con il suo piccolo amico, si sia potuto procurare un graffio ad un braccio o ad una gamba. Patologie come brucellosi, malattia tubercolare da batteri atipici, tifo e paratifo risultano essere, più che altro, problemi di Igiene Pubblica, e, in quanto tali, la loro trattazione esula dagli scopi di queste brevi pagine. In ogni caso, se seguirete i semplici consigli che ho dianzi descritto, donerete ai Vostri figli l'opportunità di poter crescere, in tutta sicurezza -e arricchendo anzi il loro spirito della dolcezza che sempre dà il convivere, vicendevolmente educandosi giorno per giorno al rispetto dell'altro-, in conpagnia di altri esseri viventi, con i quali ci sia stato dato in sorte il destino di condividere un pezzetto di strada, delle nostre brevi vite e delle loro, quelle che si stanno proprio adesso aprendo al mondo.

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     - Posso fare la tintura ai capelli nel periodo in cui allatto?

     Le tinture per capelli, sia chimiche che "naturali", vanno sempre e necessariamente evitate nel corso del primo trimestre (meglio ancora nei primi 4 mesi) di gravidanza e nei primi 3 mesi di ALLATTAMENTO. In realtà, i sacri testi dicono che in ALLATTAMENTO le tinture a base di Hennè, sia nero che rosso, potrebbero essere sempre usate. Ove proprio non poteste farne a meno, e anche volendo sorvolare sul problema rappresentato dalle possibili contaminazioni industriali, le tinture dette naturali, a base appunto di Hennè, potreste anche usarle sin da subito. Con una eccezione assoluta, ovvero quando in famiglia siano segnalati casi di FAVISMO ed il lattante sia MASCHIO (per le femmine, a causa della protezione rappresenatta dal doppio cromosoma X tipico del sesso femminile, il problema è meno importante, dal momento che risulta estremamente difficile reperire un neonato femmina omozigote per favismo): in questi casi, dal momento che una crisi emolitica può aversi anche solo per inalazione o contatto con materiali pericolosi, è bene che la neo-mamma si astenga dal tingere i capelli, con qualunque prodotto, prima che al piccolo non sia stato effettuato il test sierologico per il favismo (ovvero il dosaggio dell'enzima G6PDH). In questo senso, approfitto per mettere in guardia i genitori di bimbi noti come affetti da favismo dall'applicare sulla loro pelle -ovvero fare applicare- "tatuaggi" colorati temporanei di cui non si conosca esattamente l'innocuità della composizione (cosa che, per il vero, non risulta praticamente MAI nota).

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.... La vita vince sempre!!!