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- Domande & Risposte "13" -

     - E' vero che sarebbe utile, ogni tanto, fare analisi generali del sangue ai miei bambini? E le "prove allergiche", propedeutiche ai "vaccini per le allergie"?

     In realtà è una cosa che, in generale, serve a molto poco, salvo che non esistano ragioni particolari per fare diversamente. E' chiaro che il bimbo che appaia "anemico" (ossia che dia chiaramente l'impressione di essere pallido), oppure astenico, o che cresca poco in relazione a quello che la sua familiarità sembrerebbe dovergli assicurare, oppure ancora che dia a vedere di avere sofferenze d'organo di qualunque tipo (diarrea persistente o con feci contenenti sangue, dolore "strano" da qualche parte del corpo, infiammazione di qualche distretto articolare, febbre elevata prolungata -che duri oltre i 5-10 giorni, senza ragione apparente-, edemi sottocutanei, alta Pressione Arteriosa, difetto o eccesso di crescita, febbre elevata ingiustificata in un piccolo lattante -sotto i 6 mesi di età, per esempio, una febbre elevata, anche in assenza di altri sintomi specifici, deve essere ritenuta, fino a prova del contrario, una infezione urinaria alta, e in tal senso si deve indagare con un esame delle urine-, etc. etc.) debba fare qualche accertamento clinico, per il quale, discutendone con Voi, disporrà il Vostro pediatra. In casi siffatti, pertanto, sarà il pediatra ad indagare, volta per volta, nella direzione che possa sembrare più utile alla bisogna. Per malattie metaboliche particolari (malattie della tiroide, fenilchetonuria, etc.) vengono fatte indagni sierologiche già alla nascita, mediante puntura del tallone e raccolta ivi di poche gocce di sangue (insieme, si determineranno anche glicemia e bilirubina). Per il resto, fare indagini "generali" senza una ragione serve a poco, e può, anzi, generare ansia ingiustificata. Ci sono poi indagini che, una volta appurate, è inutile continuare a fare, trattandosi di anomalie cliniche acclarate, ma basate sulla genetica individuale o familiare (è il caso -per fare solo alcuni esempi- del G6PDH -favismo-, del profilo HLA DQ2-DQ8 -celiachia-, delle emoglobine patologiche -stato di portatore sano di emoglobinopatie varie, tra le quali la più comune, da noi, è la Beta-Talassemia-). Dopo di che, posso solo esortarVi a segnalatre al Vostro pediatra ogni e qualsivoglia "fatto strano" che doveste notare su Vostri figli (le mamme possiedono una sensibilità in genere superiore alla nostra, e le loro impressioni vanno sempre ascoltate attentamente e ponderate, prima di giudicarle frutto delle paure di "una fissata"): pochi giorni di qualche cosa strana in genere non vogliono dir nulla, ma periodi prolungati di (prima assenti) astenia profonda, febbricola (si parla di febbre vera, > 37,5°), irrequietezza, tremori, disturbi urinari o intestinali, sanguinamenti, problemi cutanei persistenti, infezioni ripetute e severe, sudorazione abbondante e ingiustificata, arresto di crescita o dimagrimento inspiegabile, etc. etc., giustificano opportuni approfondimenti diagnostici. Attenti, tra le cose purtroppo abbastanza comuni, alla diarrea e all'arresto di crescita in peso nel corso del divezzo iniziale, quando si sia introdotto il grano -possibili sintomi iniziali di celiachia, da accertare immediatamente-, oppure ad astenia accompagnata da poliuria e/o pollachiuria (necessità di andare continuamente a fare pipì) improvvisamente insorte -nel bambino possono essere i primi segni di una Diabete Mellito di Tipo 1, o IDDM, all'esordio-, oppure, infine, ad astenia con diarrea prolungata, con feci magari contenenti sangue -possibili segni di una M.I.C.I., sostanzialmente un Morbo di Crohn all'esordio nella massima parte dei casi-. Ditelo al pediatra, e magari ripeteteglielo di nuovo, che talora è di comprendonio corto...

     Lo stesso ragionamento, inoltre, va fatto per le "prove allergiche", che tante famiglie mi chiedono di fare a qualcuno dei loro figli senza una ragione particolare: sappiamo del resto, da gran tempo, che se facciamo i prick test a tutti indistintamente i bambini di una classe scolastica, ne troveremo circa 1/4 che presentano un qualche tipo di sensibilizzazione. Etichetteremo tutti quei bambini come "allergici" da dover trattare? Assolutamente no: un bimbo può essere sensibilizzato verso un allergene qualunque, e non presentare nessun sintomo "allergico" riconducibile a quel fattore. Potrà già essere, effettivamente, un bambino "allergico", potrà non esserlo ancora e diventarlo tra 1, 5, 20 anni, potrà non diventarlo mai: non avremo nessuna possibilità di cambiare la sua storia clinica, e di impedire che da "sensibilizzato" possa passare ad essere "allergico". E, allora, sarà del tutto fuori luogo porsi il problema di come e per quanto "trattarlo" in prevenzione (con cose che non siano una giudiziosa profilassi ambientale per polvere e/o muffe). Non abbiamo diritto alcuno di ipotizzare terapie inutili, a lungo termine, su un bambino che in quel momento non ne abbia bisogno. Non abbiamo nessun diritto di torturare un nostro bambino sottoponendolo al (per quanto minimo) stress di prove allergiche inutili, quando non ha già chiari sintomi espressi di allergia o patologia presunta tale. Come, d'altra parte, non abbiamo nessun diritto di ripetere ogni anno o quasi le prove allergiche ad un bambino che abbia superato i primissimi anni di vita e di cui abbiamo già conosciuto le sensibilizzazioni, solo perchè "continua ad essere allergico" o "ad ammalarsi di bronchi" (a proposito: allergia e asma bronchiale sono cose tra loro del tutto diverse, e non è affatto detto che vadano di pari passo, anche se ciò può succedere). E' frutto solo di egoismo ed ignoranza di noi genitori adulti la pretesa di voler scoprire "altre allergie" in un bimbo di cui conosciamo già praticamente tutto (bimbo che magari ha crisi bronco-ostruttive ripetute da infezioni virali e/o da rino-sinusite). E, purtroppo, il trovare qualche imbecille -o peggio...- che ci accontenti in pretese del tutto fuori luogo, è cosa che si verifica assai facilmente («Se pago la visita da uno "specialista" -la cosa imbecille che mi sento talora dire da beoti di ugual misura che non sanno che io sono "specialista" esattamente nello stesso modo di quello che hanno con giubilo pagato di tasca propria-, è notorio che chi mi visita è certamente molto più preparato e attento di quel poveraccio della mutua che mi hanno dato a fare da indegno curante del mio piccolo. E se quello che ho pagato mi dice poi che mio figlio -per allergie, intolleranze, o quello che volete- ha bisogno di rifare -a pagamento, magari- le prove allergiche, io, genitore gaudioso, pago volentieri e le prove gliele rifaccio...»). Sappiate (SAPPIATE) che rifare le prove allergiche quando sia già venuta fuori una sensibilizzazione agli acari della polvere è quasi sempre inutile (quella alla polvere domestica è più spesso l'ultima sensibilizzazione a comparire, e quindi, sopravvenuta quella, è praticamente inutile continuare a cercarne spasmodicamente delle altre -salvo casi assolutamente eccezionali di sintomatologie fortemente indicative di fatti nuovi prima inespressi-). Sappiate (SAPPIATE) che fare "Vaccini per le allergie" (e magari per allergie multiple!!!) sulla base di quel che si è trovato ai prick è cosa del tutto fuorviante e sbagliata (a meno che non si tratti di allergia a veleno di imenotteri -api, vespe, calabroni, etc.-, situazioni per le quali -e solo per esse- il discorso cambia completamente), e si traduce spesso nel cavarVi soldi dalle tasche per arricchire con i Vostri denari le aziende produttrici (e talora qualcun altro, purtroppo...). Sappiate (SAPPIATE) che fare il "vaccino" per l'allergia alla polvere di casa nella massima parte dei casi vuol dire perdere tempo e spendere soldi più utilmente impiegabili in altro modo (non funziona quasi MAI, specie nei casi di polisensibilizzazione -quanto meno se miriamo, com'è naturale che sia, ad una efficacia di lungo termine, e non limitata al ristretto tempo del vaccino-, neanche quando qualcuno cerchi di indurVi a credere il contrario). I vaccini per le allergie basati sui prick funzionano -se funzionano- solo su alcuni, funzionano -se funzionano- solo quando l'allergia è unica (un esempio su tutti, l'allergia isolata alla parietaria), funzionano -se funzionano- di più se formulati per iniezione, o, un po' meno, per via sub-linguale (anche se poi in giro, a volerlo pagare, c'è un po' di tutto), il più delle volte funzionano -se funzionano- solo durante il periodo in cui si fanno, e poi -al massimo, in maniera praticamente regolare- per 2-3 anni dopo il termine delle somministrazioni. Il fatto è che sono stati una bella pensata teorica, se ne stanno studiando di nuove formulazioni (molto più moderne, purificate e mirate) che si spera si rivelino maggiormente efficaci (in quanto basate, appunto, su altri presupposti che non siano i prick -vedasi la metodica diagnostica "Immunocap", ma si tratta di discorso lungo, complesso, da specialisti della materia, e comunque tuttora per tanti aspetti ancora controverso-), si sono sempre rivelati un buon affare per molti: ma, purtroppo, allo stato attuale sono da considerare, sostanzialmente, una bella speranza andata in buona misura fallita (un grande futuro... dietro le spalle). E molti di quelli (illusi) che continuano a blaterare di essere "guariti" -sigh!?!- per sempre, dopo averli fatti, non sanno -o non vogliono sapere, chè la speranza è l'ultima a morire- che all'età dell'adolescenza circa la metà dei soggetti (per lo più maschi, invero, chè molte femmine, per parte loro, miglioreranno sovente quando, da giovani donne, rimarranno gravide) affetti da allergie respiratorie e asma bronchiale migliorano spontaneamente (SPONTANEAMENTE!!!) nei loro sintomi clinici, in misura più o meno sensibile e spesso per molti anni, talora -seppur raramente- "per sempre" (ma pure rammentate che il rischio di reazioni respiratorie ad allergeni possono sempre presentarsi, anche dopo anni di apparente silenzio clinico). E allora, il merito è del vaccino oppure di quel miglioramento che comunque si sarebbe verificato...? Ma per carità!!! E Vi parla uno, padroni di crederci o no, che durante la sua frequenza presso l'Università degli Studi di Parma (e poi di Bari) le diagnosi di allergia le faceva in prima persona in un Centro di 3° livello di riferimento nazionale, che è membro da quel dì (e lo è ancora oggi) della S.I.A.I.P. (Società Italiana di Alergologia e Immunologia Pediatrica) e della S.I.M.R.I. (Società Italiana delle Malattie Respiratorie Infantili), che i vaccini li prescriveva in reparto ospedaliero e li somministrava direttamente, e poi lo stesso ha continuato a fare ancora a lungo, dopo, sul territorio: per poi però rendersi progressivamente conto, negli anni, che poteva essere un bel modo per cavare soldi di tasca alla gente (il S.S.N., a tutta ragione -una volta tanto, devo dire-, non ne riconosce appieno la validità scientifica e terapeutica e, pertanto, non ne copre i costi), ma poco altro. Pertanto attenti, ATTENTI, ai ciarlatani e ai profittatori (quanto meno, Vi esorto a mostrarVi sufficientemente intelligenti e svegli da parlarne col Vostro pediatra, eventualmente, quando se ne presentassero l'occasione e la necessità). La verità amara è che -da presuntuosa classe medica- ci siamo illusi inutilmente, per 30 anni, di condizionare favorevolmente la "marcia allergica" dei soggetti a rischio di allergie (dieta alla gravida, dieta alla nutrice, dieta al piccolo -svezzato assurdamente tardi, e con alimenti cosiddetti "ipoallergenici"-, introduzioni di improbabili esami per altrettanto improbabili allergie e intolleranze), per arrivare alla fine, di fronte al cumulo di macerie concettuali delle nostre teorie autoreferenziali inesorabilmente cadute -e ai danni che abbiamo provocato-, a dirci (come la nota esortazione di Togliattiana memoria): «Contrordine Compagni». Non abbiamo nessuna possibilità di fare alcunchè, e chi è destinato ad essere quel che deve essere, allo stato attuale delle conoscenze lo sarà comunque (a meno che non se ne vada da bambino a vivere su una barca in mezzo al mare, o a 2.500,00 metri -almeno- in montagna: quanti di Voi, genitori di bimbi "allergici", si stanno accingendo a partire immediatamente -avendo preso di questo contezza- per altri lidi?). Ad onta di ignoranti, presuntuosi, profittatori, apprendisti stregoni e imbecilli (ricordate: «La mamma dei cretini è sempre incinta», anche nel folto gruppo di noi genitori -e di noi medici-) che continuano a propalare sciocchezze, o a beotamente volerci credere!!!

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    - E tutti quegli altri esami per le allergie e le intolleranze alimentari, come quelli che ho sentito dire vengono fatti da alcuni analisti, biologi, medici, o anche in alcune farmacie?

     Test citotossico (anche conosciuto come "Test di Bryan"); Test di provocazione e neutralizzazione sublinguale o intradermica; Kinesiologia applicata; Test del riflesso cardio-auricolare; "Pulse Test"; Test Elettrotermico (anche conosciuto come "Elettroagopuntura secondo Voll"); "Vega Test"; "Sarmtest"; Biostrenght Test (con tutte -sigh!!- le numerose sue varianti); Test di Biorisonanza; Analisi del capello ("Hair Analysis", chè all'inglese suona meglio); Natrix (anche conosciuto come "FIT 184 Test"). Ce ne sono anche altri, naturalmente, tanti: la mia voleva essere solo una veloce disamina esemplificativa (tratta, per altro, da un recentissimo editoriale speciale della RIAIP, la rivista ufficiale della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica: non frutto del mio sacco di mediconzolo di periferia, quindi).

     Ogni tanto mi domando perchè la gente sia così spesso tanto voluttuosamente ansiosa di spendere soldi che potrebbe, invece, investire in cose più proficue e gratificanti. Quando a qualcuno che si fosse sottoposto a roba catalogabile sotto una delle voci suelencate ho chiesto "perchè spendete così i vostri soldi?", mi sono sentito sovente rimandare indietro una risposta che a mio avviso ha del demenziale: "Perchè, tanto, costava poco". E che significa? Se esiste una cosa, una cosa qualunque (un retino da pesca se vivo da sempre con piena soddisfazione in montagna, una zappa da 3 chili se faccio il ragioniere al Catasto e abito al 6° piano di un condominio, un vaccino per la febbre gialla quando faccio le mie vacanze esclusivamente in Lapponia, un buono pasto da Groupon per Sushi e Sashimi a buone mercato quando già so che non metterò mai piede in un ristorante giapponese -chè il pesce crudo mi fa schifo-), ma che so già che non mi servirà mai, allora perchè spenderci dei soldi, anche fossero due lire? E perchè dedicarci anche solo pochi minuti del mio tempo, quando, usandoli per passeggiare, potrei godermi almeno i colori del tramonto in autunno (bellissimi, certi tramonti autunnali, con le foglie caduche degli alberi intorno ai viali che si tingono di rosso, e ancor di più per le atmosfere calde che può dare solo l'orizzonte boreale quando si fa sera!)? E perchè stare a sentire uno che, dall'altra parte del tavolo, si atteggia a dispensatore di scienze esatte di cui nulla sa? Ascoltatemi, se potete: quelle due lire tenetevele in tasca, al caldo, che lì stanno sicuramente meglio che in quelle di qualche Solone della mutua. Sono esami del tutto inutili, nessuno mai validato da scienza seria (azzardano il contrario, certo, ma Voi al loro posto che cosa fareste, una volta colti in castagna?): si fanno, certo, e non fanno male. Non fanno nulla. E basta. Serviranno, quegli esami, solo a sentirVi dire -a pagamento- che soffrite delle intolleranze alimentari le più varie, e che sinusite, gastrite, mal di testa, insonnia, pancia e gambe gonfie, impotenza, nervosismo, dermatiti, ansie da prestazione, calvizie, bruciore agli occhi, stanchezza cronica, artrite, ginocchio della lavandaia, gomito del tennista, borse sotto gli occhi, sovrappeso intrattabile, etc. etc. etc., svaniranno via in un soffio, se per un TOT di tempo (facciamo 3 mesi? Facciamo 6? Facciamo per sempre? Scelta libera!) eviterete di mangiare, che so, grano e derivati (c'è quasi sempre, sappiatelo, tra quello che non tollerate), carne di maiale (attenti alla carne di maiale: veleno!), funghi (mica solo quelli velenosi, chè così è facile: tutti!), latte e latticini (mai sentito parlare della mozzarella assassina? Della "Muccassassina" forse sì, chè da quella proveniva il buon Wladimir Luxuria, ma della mozzarella ancora non ve l'avevano detto?), carni rosse in generale (chè quelle bianche, invece...), dado per brodo (ah, quei bei brodi vegetali della nonna! Quelle sane pastine anemiche dei bei tempi andati, quei risi in bianco...), pomodoro (con quel colore così acceso da ricordare il sangue dei vinti, ovvero Voi), lievito di birra (quel bel pane azzimo che nessuno fa più perchè... non va proprio di moda!)*     

     Quello che voglio dire è che si tratta di cialtronerie belle e buone, propinate da "esperti" sedicenti formatisi in alimentazione, da qualche biologo improvvisato (chè i nutrizionisti seri sono altra cosa), dal tecnico farmaceutico, da sedicenti "dietologi" o "tecnologi alimentari" (mestieri illustri, sia detto, ma fatevi mostrare il titolo pubblico che hanno conseguito). Sappiate che, oggi, chi cerca di propinarVi qualunque cosa deve prima qualificarsi professionalmente in modo preciso: non accontentatevi di una laurea (sapete che ci vuole!?!), nè di qualche oscuro corso (a pagamento) fatto nei fine settimana liberi di un post-laurea. Chiedete, a chi vi proponga certi esami ridicoli, di vedere i titoli che può effettivamente vantare, quelli accademici (e, insieme, qualche serio lavoro di ricerca sull'argomento: centri di livello scientifico riconosciuto, però, mica qualche oscuro istituto senza qualificazione alcuna, come quelli che sento talora nominare). Vedrete quanta prosopopea si squaglierà in quattro e quattr'otto, tal quale neve al sole. E tenetevi i Vostri soldi, per favore, per una sana pizza in compagnia dei Vostri bambini: quando la assaporerete, quella pizza conviviale (mi raccomando il bordo croccante bello alto, a coppa napoletana, e pure la mozzarella di bufala, chè su quella -buona- non si transige!), pensate che volevano farvi rinunciare -a pagamento- a quell'ottimo impasto di grano lievitato naturalmente*, a quella mozzarella di bufala succosa (la mozzarella, mica la bufala), a quel pomodoro familiare di fragranza antica. Insomma, un coacervo di schifezze (secondo loro: ma, sennò, perchè li avreste pagati?), una beatitudine dei sensi, secondo me: i Vostri figli Vi (e con Voi, sono certo, lo faranno pure con me) molto ringrazieranno per l'allegra serata in compagnia.

     Ringrazieranno, ah se ringrazieranno!!!

     *Il "lievito di birra" (coltura selezionata di Saccharomyces Cerevisiae) possiede numerose comprovate attività benefiche per cute, sistema immunitario, intestino, e però può effettivamente provocare, in pochi soggetti, fenomeni di intolleranza alimentare, generando in essi vaghi disturbi digestivi, gonfiore addominale, sonnolenza, etc. (in questi rari casi può essere sostituito -con pieno successo- dal "lievito madre" naturale, o, al limite, da quello "chimico" -si fa per dire-, a base di cremor tartaro, ammoniaca, sodio bicarbonato). Il problema è che NON ESISTE un esame di laboratorio in grado di dimostrare il fenomeno: l'unico modo per farlo (come nel caso di intolleranza sospetta a qualunque alimento di qualunque provenienza) è il famoso T.P.O. (Test di Provocazione Orale), unanimemente considerato dalla scienza seria l'unico "gold standard" tra le metodiche diagnostiche nel campo (i ciarlatani -anche quelli pomposetti che bazzicano per la maggiore in giro- non Ve lo faranno mai, state pur certi: ammesso che lo sappiano fare, sarebbe troppo fastidio, se commisurato alle parcelle che in genere pretendono. E poi, non se lo possono proprio permettere: significherebbe il crollo del mito! E del lucro). L'unico esame che, anche in assenza di segni clinici eclatanti, dimostri incontrovertibilmente una intolleranza sono gli anticorpi IgA specifici per il glutine (è la celiachia). Non servono a nulla neanche quelli che alcuni fanno per la sospetta intolleranza parziale al lattosio: basta sospendere latte e latticini freschi per qualche giorno, e se il mal di pancia se ne va (e poi ritorna alla repentina reintroduzione) la diagnosi è già fatta, senza bisogno di tante inutili -e costose- prosopopee. Neanche la presenza di IgE specifiche per alimenti, in assenza di sintomi specifici e tipici, può essere considerata di per sè prova di "allergia" (che è cosa diversa dalla "intolleranza", anche se nel parlare comune i due concetti vengono sovente confusi) alimentare: e se il sintomo sospetto di allergia c'è, allora si fa solo il T.P.O., mica altro (e, se il sintomo è tanto violento da non essere soltanto sospetto, ma praticamente certo, allora faccio le IgE specifiche e/o i prick e /o i prick by prick e/o -al limite- l'ImmunoCap, per conferma. E basta!). Se il sintomo specifico poi non cè, oppure se il T.P.O. non lo conferma, allora i prick e/o le IgE eventualmente positivi per un alimento non potranno mai giustificare, da soli, la sospensione di quel certo alimento, anzi, l'opposto (vedo addirittura certi Otorino, in giro, che, andando oltre le competenze a loro specificatamente rischieste, si improvvisano allergologi e pure dietologi, arrivando a suggerire prescrizioni alimentari a pazienti a cui abbiano fatto un paio di prick per la rinite: e non si capisce proprio su quali loro misteriore basi "scientifiche"). E qui stiamo parlando di prick standardizzati e IgE specifiche (RAST), mica di improbabili esami clinico-laboratoristici "per le allergie e le intolleranze alimentari", del tipo di quelli -ridicoli, ribadisco per chi non l'avesse ben compreso- enumerati in capo a questa sezione. In ultimo le IgG per un particolarissimo tipo di (grave ma temporanea, per fortuna) intolleranza alimentare, al limite -questa- con l'allergia (le IgE specifiche sono in questo caso in genere negative): la F.P.I.E.S., entità patologica (per il lattante potenzialmente pericolosa anche per la vita, ed è legata ad alimenti, più spesso il latte vaccino) di recente osservazione e descrizione. Chiedete magari al Solone di turno di spiegarVi il significato dell'acronimo (prima che abbia il tempo di andare a leggere su Internet, però): chissà, magari lo sa... 

* * * * *

    - Mi hanno detto che, per il mio bimbo che si ammala sempre, farei bene a fare una "curetta" preventiva per rafforzare le difese immunitarie. Che ne pensa di farle anche a lui?

    -Domanda semplice e, insieme, anche complessa. I cosiddetti vaccini per le difese immunitarie si dividonoin due grandi categorie: quelli (la maggior parte) costituiti da sospensioni di Batteri e Virus uccisi e lisati (lo scopo della loro somministrazione vuole essere quello di stimolare il sistema immunitario mettendolo a contatto con gli stessi micro-organismi -resi, prima, inoffensivi- responsabili delle comuni infezioni respiratorie riscontrabili nella popolazione infantile durante la stagione scolastica), e quelli, invece, prodotti a partire da molecole semisintentiche cosiddette imuno-stimolanti (Pidotimod, formulazioni diverse di Beta-Glucano, etc.). Chi Vi scrive, per ragioni "di scuola", non è del tutto convinto dell'efficacia reale di tali prodotti: le scuole di pensiero, in materia, sono divise tra i ricercatori che "ci credono" e quelli che, invece, li ritengono del tutto inutili (del resto, se l'efficacia terapeutica e profilattica si fosse dimostrata incontrovertibilmente presente, nessuno manifesterebbe dubbi sul loro utilizzo). Il fatto è che si situano proprio a mezzo sulla linea di confine tra il territorio proprio del "non far nulla" (ovvero del placebo, chè poi è la stessa cosa), e quello, invece, del ridurre leggermente (confermo il "leggermente") la frequenza (forse) e la durata (cosa molto più problematica da dimostrare) delle flogosi aeree ricorrenti del piccolo bambino. "Forse", quindi, fanno qualcosa dal punto di vista dell'efficacia clinica; sicuramente, d'altra parte, non fanno male a nessuno. Questa è la ragione per la quale, trattandosi di prodotti medicinali in fondo del tutto innocui (tanto da -per alcuni- sfiorare il territorio degli integratori, anzichè dei farmaci veri e propri), non cerco di dissuadere dal loro uso le famiglie che me ne chiedano la prescrizione: se pure non dovessero far stare meglio il bambino, sicuramente metteranno in pace animo e coscienza dei genitori, consapevoli, almeno, di aver fatto tutto quello che era in loro potere fare per proteggere il delicato pargolo.

     Tutto giò detto, a scanso di possibili equivoci vanno comunque fatte, al proposito, alcune chiare precisazioni: - 1) Un certo numero di infezioni respiratorie durante la stagione "invernale" (meglio sarebbe il dire "della frequenza scolastica") è cosa che va considerata del tutto normale (sino ad un numero di 6-7, almeno), nel bimbo in età prescolare; - 2) I secondogeniti si ammalano più spesso dei primogeniti, i terzogeniti più spesso dei secondogeniti, i figli unici (a parità di altre condizioni) meno di tutti; - 3) Le infezioni respiratorie le portano a casa i bambini da scuola, mai viceversa (sono i nonni ad ammalarsi dai loro nipoti, non il contrario); - 4) Perchè fa ammalare la scuola, non certo il "freddo", nè, tanto meno, il "vento"; - 5) Nei periodi dell'anno di maggiore contagiosità virale (precipuamente quello che va dalla fine di novembre alla metà o fine di marzo) i piccoli maggiormente "cagionevoli" non sarebbe idea malvagia quella di ritirarli dalla fequenza del nodo o della scuola materna; - 6) Il problema delle Infezioni Respiratorie Ricorrenti (I.R.R.) è particolarmente sentito dai primi mesi di vita ai 5-5,5 anni (alla raggiunta età della scuola -un po' per causa della memoria immunologica legata alla pregresse infezioni, un po' perchè a 6 anni muta completamente il modo di reagire, da parte del bambino, alle infezioni virali, specie a quelle da Adenovirus-), età alla quale il fenomeno si fa improvvisamente molto meno pressante; - 7) Ci sono, in effetti, bimbi maggiormente predisposti a questa "patologia", un po' per loro costituzionale disreattività delle mucose respiratorie (la famosa broncolabilità dei soggetti con predisposposizione a malattie allergiche respiratorie, per esempio), un po' per loro perdurante immaturità del sistema immunitario; - 8) Indagini di laboratorio specifiche per tali problemi si faranno solo per casi selezionati e del tutto sporadici, tali da discostarsi significativamente dal solito...

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.... La vita vince sempre!!!